Raccontare attraverso la cultura materiale e immateriale

Raccontare attraverso la cultura materiale e immateriale

Per filo e per segno intende indagare e raccontare le storie degli uomini e delle donne che hanno prima costruito e poi abitato le stanze, percorso le scale e i corridoi dell’ex Ospedale, per prestare cura e assistenza o per riceverla. Le storie di una comunità e del legame col suo primo luogo pubblico di cura, creato nel 1753 per volere del Duca Francesco III d’Este nell’ambito di un progetto di riforma urbanistica secondo i canoni illuministici, ma finanziato per la quasi totalità con denaro pubblico1.

Nel rapporto tra la città e il suo ospedale, la Storia ufficiale è raccontata come sfondo a tante piccole storie che hanno contribuito a costruire la cultura materiale e immateriale ad esso legata: Per filo e per segno desidera indagare e narrare le tecniche e la scelta dei materiali costruttivi, la perizia e l’ingegno delle menti e delle braccia che hanno portato a termine l’impresa costruttiva del Grande Spedale di Modena; ma anche i riti, le usanze e le buone prassi in ambito sanitario, i talenti e le eccellenze della ricerca medica che hanno prestato la loro attività nell’antico nosocomio; infine, le piccole storie, che inevitabilmente hanno riguardato la vita e la morte dei membri di una comunità, e il legame dell’ospedale con la città in continua trasformazione e crescita demografica, di pari passo con la sfida del progresso scientifico e tecnologico in campo medico.

I segni e le tracce delle antiche tecniche costruttive - in quella che le fonti descrivono come una solida fabbrica2 - diventano il racconto dell’attività delle mani sapienti che li hanno lasciati, racconto che Fondazione di Modena desidera valorizzare consentendo – accanto alla rifunzionalizzazione degli spazi – la possibilità di prevedere anche percorsi di visita dedicati alla storia dell’edificio.

Gli oggetti, che ci riportano alla recente storia legata all’attività sanitaria, aprono uno sguardo su ritmi e gesti quotidiani di uomini e donne e sulle loro piccole-grandi imprese di ogni giorno, che Fondazione di Modena desidera raccontare attraverso interventi mirati di disseminazione, in modalità on-site e online, privilegiando supporti digitali e inclusivi.

Gli antichi documenti e le foto storiche che ritraggono gli edifici e i volti dei protagonisti silenziosi di queste storie, comporranno - anche attraverso ricostruzioni digitali - un racconto lungo due secoli e mezzo, che ha lasciato memorie indelebili nei muri e nelle testimonianze di chi dentro di essi ha trovato ricovero e cura.


[1] Daniela Grana, Per una storia della pubblica assistenza a Modena: modelli e strutture tra '500 e '700. Modena, Aedes Muratoriana, 1991, p. 73

[2] Carlo Boni, Sulla natura e resistenza alla pressione dei minerali e materiali edilizi della Provincia di Modena, Modena, Tipografia di Paolo Toschi e C., 1874, p.73: […] “Una prova ulteriore di queste qualità delle vecchie pietre la diede l’esame sperimentale fatto sopra alcuni mattoni estratti da muri demoliti nel vecchio spedale, la cui costruzione risale oltre ad un secolo (1753). Questi mattoni di color roseo compatti, molto duri, e buoni al taglio sono della grossezza di mill. 60. Sottoposti al compressore si constatò la prima fenditura colla pressione di chilog. 125, per ogni centimetro quadrato di base, e la rottura col peso di chilogr. 159.”
Da un lato le fonti che attestano la qualità dei mattoni utilizzati, dall’altro lo studio diretto dell’opera mediante saggi - che hanno rivelato una muratura costruita in modo continuo, con mattoni interi sia all’esterno che all'interno, e non una muratura "a sacco", con mattoni solo all'esterno e l'interno costituito da malta e frammenti di mattoni non coerenti o vuoti, che avrebbero indebolito la struttura – confermano la solidità generale dell’impianto murario dell’edificio.

 

Iscriviti per rimanere informato sulle iniziative di AGO Modena Fabbriche Culturali.

Chiudi